Tu giochi da quando loro ancora non sapevano nemmeno le regole del calcio (che forse ancora non conoscono).
Non solo giochi, vinci, e lo fai in ogni squadra in cui giochi (tutte tranne una, e già dimostravi attaccamento ai miei colori), non solo inoltre vinci, ma lo fai da protagonista.
Durante la tua carriera giochi nelle squadre più importanti del mondo, e alla fine arrivi anche dove più conta per me (anche se ti compro al fantacalcio dai tempi del tuo arrivo alla Samp), e vesti la maglia rossonera.
Finché si vince, tutti ti idolatrano, e idolatrano il tuo silenzioso modo di giocare, senza eccessivi fronzoli, senza chilometrici lanci precisi al micron, senza accelerazioni ipersoniche e senza eclettiche espressioni di tecnica pura. Un modo di giocare asciutto, geometrico, perfetto per qualsiasi centrocampo che voglia fare gioco.
Poi la società non rinnova, non compra più nessuno e la squadra comincia a non fare più risultati troppo convincenti, il gioco stenta e i risultati emergono solo grazie a colpi di prestigio dati dai singoli a indicare ancora una volta la mancanza di gioco. E tutti se la prendono col geometra, con l’architetto del calcio, è un peso, è inutile, rallenta il gioco, è in panchina in ciabatte … e giù coi fischi.
E lui in tutta risposta, quando serve, quando serve veramente, si fa trovare pronto, e tiene a galla una galera in procinto di affondare in Champions con un colpo di tacco che ha tenuto in apprensione gli inglesi per un mese, e quando ormai nessuno più ci crede strozza ancora una volta i nostri urli al 91’ contro il Chievo con un goal che esprime tutto lui stesso, potenza e precisione chirurgica. E siamo a –1 in un anno in cui non ci si poteva aspettare null’altro che un quarto posto risicato.
Non è tutto merito tuo lo so, ma ci sei sempre con l’umiltà di chi dopo 4 Champions vinte da protagonista e 524 partite giocate ancora entra e si impegna come uno che deve dimostrare qualcosa.
Pochi come lui.
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semplicemente Especial!
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